Thoron II

Da Custodi Della Fiamma Di Anor.


Thoron
Maestro
Race: Umano
Region: originario di Minas Tirith
Sex: Maschio
Class: Captain-icon.png - Captain
Vocation: Historian

Thoron II

Thoron è il secondo personaggio di Andrea Corlianò



Thoron II, figlio di Aron, figlio di Taron, è il XXXVII erede di Aratan, fratello di Thoradan e dunque secondogenito di Thoron I, fondatore dei Custodi della Fiamma di Anor. E' dunque lontanissimo parente di Veon, rifondatore dell'Ordine dei Custodi dopo lo scioglimento avvenuto nel 2993 T.E., ma le loro strade non si sono mai incontrate fino all'anno 3018 della Terza Era.

Le origini

L'infazia di Thoron non fu delle più semplici anche se la sua famiglia viveva in amore ed era benestante: suo padre era un importante Capitano della Alta Guardia di Minas Tirith, sua madre possedeva una rinomata sartoria, ma smise di lavorare alla sua nascita per poterlo accudire meglio. Egli visse dunque a Minas Tirith per tutta l'infanzia, passando gran parte del suo tempo con la madre, perchè il padre era molto spesso impegnato in battaglia e lui lo odiava per questo. Odiava suo padre, il suo lavoro e tutto quello che aveva a che fare con esso, compreso il regno di Gondor, non capendo come potesse un reame essere così importante da allontanare un padre dalla propria famiglia Non sopportava la vista delle armi, non giocava mai con gli amici con le spade di legno o i bastoni, non usava mai la forza per nessun motivo ed evitava sempre lo scontro fisico. Spesso la madre aveva cercato di fargli capire l'importanza del lavoro del padre e questi si dimostrava sempre comprensivo e affettuoso nei confronti del figlio, ma Thoron non ne voleva sapere.
Un giorno, all'età di 13 anni, egli stava studiando all'aperto quando sentì squilli di trombe e un gran vociare, sempre più intenso e presto un viavai di gente cominciò ad affollare le vie della città. Solitamente non era interessato a quel che accadeva in città, ma questa volta intuì che qualcosa di funesto era accaduto. Si alzò piano e cominicò a seguire il flusso di gente fino al livello inferiore della città, dove trovò un accampamento allestito in velocità, tutta la gente era lì. In lontananza vide una tenda singola isolata che catturò totalmente la sua attenzione e si diresse lentamente in quella direzione. Accanto a lui la gente parlava concitata e correva a destra e a manca, potè udire alcune frasi “è stata una disfatta”, “incredibile, un'imboscata, un'imboscata capisci?”, “deve esserci stato un traditore”, “erano i migliori soldati”, “ma ne hanno mozzate di teste di orco, 20 contro 100, tutti morti, tutti”, “sono morti valorosamente”, “povere le loro famiglie”...
Affrettò il passo finchè raggiunse la tenda. All'interno vide un letto con una figura stesa, accanto vi era sua madre in ginocchio. Rimase lì fermo impalato, finchè lei non gli fece cenno di raggiungerla, quindi si avvicinò e anch'egli si mise in ginocchio accanto al letto: suo padre giaceva lì immobile e moribondo, aveva molte ferite tra cui una profonda al petto. Con grande sforzo guardò il figlio negli occhi e prendendogli la mano sussurrò: “Perdonami, avrei voluto passare più tempo al tuo fianco, ma ti ho sempre portato con me nel cuore.” detto questo spirò. Sua madre scoppiò in lacrime e presto arrivarano i parenti ad allontanarla, egli invece rimase molti minuti lì come pietrificato, senza mostrare alcun segno dei suoi sentimenti, qualsiasi essi fossero. Solo una lacrima solcò il suo viso, poi si alzò. La guaritrice presente al capezzale del Capitano raccontò di aver visto un marcato cambiamento sul volto del ragazzo in quel momento e quando questi si alzò mostrò un nuovo sguardo, fiero e deciso, tanto che nessuno osò fiatare mentre usciva dalla stanza.

Da quel giorno Thoron decise di dedicare la sua vita alle armi ed alla difesa del Regno di Gondor, intraprese la carriera militare e iniziò ad allenarsi ogni giorno dall'alba al tramonto, con tutte le energie che aveva in corpo.
Qualcuno disse che l'ha fatto solo per vergogna dell'odio che aveva provato per suo padre, qualcun'altro più azzardato sosteneva che lo spirito del padre fosse entrato in lui al momento della morte, ma solo pochi hanno capito che quell'ultimo sguardo del padre a suo figlio era bastato a fargli capire tutto ciò che in molti anni non era riuscito a spiegare.

Seguì le orme del padre in tutto e per tutto, scegliendo lo stesso maestro d'armi, le stesse discipline, scelse la spada a due mani come arma preferenziale, anche se continuava ad allenarsi con tutte le armi, si arruolò nella Guardia di Minas Tirith e divenne presto un valoroso combattente.

A 20 anni venne promosso Capitano della Alta Guardia di Minas Tirith, come suo padre prima di lui. Aveva abbandonato quasi tutto della sua vita precedente, tranne la passione per lo studio che ora concentrò su armi e antichi libri di sapere. Era un capitano forte e valoroso, stimato da molti e sempre seguito in battaglia.
La sua insaziabile fame di informazioni lo portava a fare molte domande e presto venne a sapere che si sospettava di un traditore tra le loro fila, colui che aveva fatto cadere suo padre nell'imboscata che gli era costata la vita. Dedicò tutto il poco tempo libero ad indagare per proprio conto finchè dopo anni di impegno riuscì a scoprire il colpevole e farlo arrestare. Per quest'impresa venne insignito di una medaglia al valore e gli venne proposto un nuovo incarico, quello di Capitano Speciale, ruolo per pochi scelti totalmente dediti alla causa, ai quali venivano affidati incarichi di altissima segretezza, spesso da svolgere da soli. Gli fu detto che torturando il traditore avevano scoperto l'esistenza di un'alleanza tra orchi e briganti e probabilmente c'era sotto qualcosa di ancor più spaventoso. Avevano bisogno di qualcuno che andasse nelle terre di Brea per indagare, egli accettò.
“Partirai tra due giorni e...” disse il Comandante
“No” lo interruppe Thoron, “partirò domani all'alba”
“Meglio così. Andrai da solo, ma là potrai metterti in contatto con i Custodi della Fiamma di Anor, ti fornirò le indicazioni necessarie e i dettagli della missione.”

Quella sera, come ogni sera dalla morte del padre, stette un'ora in rigoroso silenzio in camera sua davanti all'armatura e la spada del padre. La madre si affacciò e gli disse “prendile tu, ne sarebbe felice”. Thoron aveva lucidato l'armatura del padre ogni giorno, ma mai aveva avuto il coraggio di sfoderare la spada, ogni volta che le si avvicinava ricordava il padre, la sera prima che morisse, che la affilava con cura ed egli lo guardava di nascosto; poi suo padre accortosene gli face cenno di avvicinarsi, ma lui non si muoveva, quindi egli notando il suo sguardo pieno di paura fisso sulla spada gli sorrise dicendo “non temere, questa è letale con i nemici, ma è uno scudo per gli amici”, ma questo non era bastato a rassicurare Thoron che era andato a dormire senza salutarlo..

Ora andò a passo sicuro verso l'armatura e la prese con sé, poi si avvicinò alla grande spada, ma neanche stavolta ebbe il coraggio di sfoderarla.

La mattina dopo partì, verso terre che non conosceva, senza sapere quanto tempo avrebbe impiegato la sua missione né i misteri a cui andava incontro; ma era sicuro e deciso di quel che faceva, pronto ad affrontare qualsiasi nemico e verrà il giorno in cui avrà il coraggio di sfoderare quella spada.

Strumenti personali
Namespace
Varianti
Azioni
Navigazione
Strumenti