La storia dei Custodi

Da Custodi Della Fiamma Di Anor.

Indice

Un sonoro colpo seguito da una ventata d'aria, qualcuno doveva aver sbattuto la porta. Nella piccola cella di pietra riecheggiano subito il suono di passi decisi che si dirigono verso la figura di un nano dai capelli bianchi ricurvo su una scrivania di legno scuro, mentre studia delle pergamene alla fioca luce di una candela. L'ospite raggiunse lo studioso, ma questi non sembrava neanche essersi accorto del nuovo venuto.
Un colpo di tosse e l'ospite parlo "Salute sono Xiv Dekusul, Scudo di Dwalin, sto cercando l'archivista".
"Mmm, si si, un minuto" l'attenzione non si spostava dalla pergamena
Xiv si tolse un ciondolo dal collo e lo mise davanti all'anziano nano "vedi questo? è il simbolo dei Custodi della Fiamma di Anor, sono in missione per conto di Thorombar il Saggio, una missione urgente" la voce si fece più tagliente "quindi se mi vuoi indicare dove trovo l'archivista, potrai riprendere subito a perdere tempo con quella cosa" indicando la pergamena.
"Questa cosa? È un importante pergamena della Seconda Era" finalmente alzò lo sguardo e fissò il fulvo nano che gli si parava davanti, dritto negli occhi "e per quanto riguarda l'archivista, cosa può fare per Thorombar il Grande? non è molto avvezzo all'uso delle armi, non vedo come possa aiutare un combattente".
"Devo scrivere la storia dei Custodi e quindi l'unica arma che mi servirà sarà una penna da intingere nell'inchiostro".
"E hanno affidato il compito al più rissoso nano della taverna di Brolin? Xiv la spina del Drago o la pinta di malto?".
Vedendo il viso del giovane nano diventare rosso, mentre serrava stretti i pugni, lo studioso subito riprese.
"Prima che tu mi rompa il naso con il tuo forte maglio, lasciami dare l'indicazione da te richiesta" tirando fuori dalla tunica un ciondolo identico a quello di Xiv: "sono Decus Biancatormenta, l'archivista! E sarò onorato di aiutarti nel tuo compito."

I primi reperti

"Usa quella scala e prendimi quella scatola di legnoferro lassù su quello scaffale" Decus indicava un'alta scaffalatura sulla destra appena oltre la porta che conduceva agli archivi "fai attenzione, il contenuto di quella scatola è importante".
Una volta adagiata la scatola sul grande tavolo, l'archivista prese un portachiavi dalla cintura e fra le innumerevoli chiavi di varia fattura ne scelse con sicurezza una dalla strana forma. Con questa aprì il forziere e ne tolse con cura il contenuto. Avvolti in soffici panni di lana, Decus estrasse dei rotoli di pergamena adagiandoli ordinatamente sul piano del tavolo.
"Qui troverai l'inizio della tua storia, Gandalf in persona me li consegnò un giorno prima di partire per Gran Burrone in compagnia di Gundabur, quando ancora i Custodi dormivano" dicendo questo aprì un rotolo e ne svolse delicatamente la pergamena porgendola a Xiv "su su leggi".

Prima pergamena - Le origini "al di la del mare e del tempo"

Era buio, una brezza soffiava da occidente facendo sventolare i vessilli sulle torri; alla finestra stava un uomo, i raggi della luna illuminavano una fascia obliqua del suo volto, mettendo in risalto gli occhi neri, profondi come il mare che stava osservando.
"E' giunta l'ora" disse un uomo anziano al suo fianco.
"Si" affermò il primo, poi si voltò ad incontrare gli occhi del suo interlocutore, una certezza lo colse all'improvviso "E così si compie il destino degli Uomini".
"Forse non è la fine, ma di questo passo non tarderà ad arrivare".
"La decisione è già stata presa?"
"Si, non passerà molto prima che lo diano alle fiamme".
D'un tratto la porta sbattè, un giovane era appena uscito di corsa.
"Ma dov'è andato?" chiese l'uomo anziano "Dannazione, torna qui!" gridò l'altro; per risposta ottenne solamente l'ululato del vento.


Il giovane corse per le vie della cittadella, fuggiva ed era gravemente ferito, il sangue scendeva copioso, cercava di confondersi tra le ombre delle case per non essere visto. La casa era ormai vicina, improvvisamente sentì le guardie che lo rincorrevano, non poteva farsi prendere proprio ora, sarebbe stata la fine e non poteva nemmeno andare a casa di suo padre, sebbene non l'avessero visto in faccia la sua famiglia sarebbe stata la prima sospettata, i Fedeli erano sempre i primi ad essere indagati. Decise di cambiare direzione, conosceva bene quelle strade, la casa verso cui era ora diretto distava solo qualche miglio, ma in quelle condizioni sembravano centinaia, il respiro si faceva sempre più affannato, il braccio era ferito ma non poteva lasciare il fardello che portava con sè, aveva faticato troppo per conquistarlo; si sentì un idiota, mettere a repentaglio la propria vita e quella dei suoi cari con questa improvvisazione. Si fermò in un angolo, per un attimo pensò di lasciare tutto, aprì un istante il manto nel quale era avvolta la sua conquista e la luce che emanò bastò a riempirgli il cuore di speranza, la sua determinazione era ora forte più che mai. Riprese a correre tra le vie, finchè non giunse alla porta del suo amico, lì si accasciò privo di forze.

“E' ancora vivo.” disse l'uomo anziano.
“Si, ma non so ancora quanto resisterà”.
“Folle di un fratello!” sbottò un giovane.
“No, Anarion, tuo fratello ha compiuto un'impresa che verrà ricordata nei secoli a venire.”
Il giovane Anarion abbassò la testa, poi disse “Avremmo potuto organizzarci, quest'improvvisazione potrebbe costargli la vita.”
“Ma anche salvare la vita di molti. Dì, saresti tu andato ad aiutarlo se l'avesse proposto?”
“Basta voi due! Anarion, sii rispettoso del gesto di tuo fratello. E tu, Elendil, figlio mio, non mascherare il tuo dispiacere con accuse infondate.”
“Perdonami padre.” disse Elendil. Poi si voltò verso il padrone di casa “Ti ringrazio di averci mandato a chiamare subito, Thoron.”
“E' il minimo che potessi fare. Ho cercato di medicare Isildur come meglio ho potuto nel frattempo.”
Il silenzio scese nella sala. Isildur giaceva come morto, la vita degli Uomini lo stava abbandonando, gli altri lo guardavano con profonda commozione per quell'impresa che nessuno di loro aveva nemmeno pensato. “Dobbiamo custodire il germoglio.” disse Thoron.
“Si, dobbiamo farlo crescere. Presto sarà tempo di partire e quella volta viaggerà con noi.”
“Io non partirò con voi” disse il vecchio, gli altri lo guardarono stupiti, solo Elendil abbassò lo sguardo, facendo capire che era al corrente di ciò che stava accadendo.
“Seguirò la scelta di Earendil! Come lui solcherò i mari in direzione di Aman, invocando il perdono dei Valar.”


Passarono alcuni anni, il germoglio venne custodito e crebbe. Ed a lui era legato anche il destino di Isildur, la vita tornò a scorrere possente in lui. Presto la situazione precipitò ed accadde ciò che tutti i Fedeli temevano.
“Debbo andare” disse l'anziano.
“Padre, lascia che venga con te”
“No. Farai come stabilito e non aspettarmi”
“Ma...”
“Basta figliolo! Non si tratta di noi due soltanto, grandi forze sono in gioco, il tuo compito è importante quanto il mio, solo con questa consapevolezza potrai farcela.”
“Lo so”
“Sono certo che sarai all'altezza” disse poi l'anziano padre appoggiando teneramente la mano sulla spalla del figlio e rassicurando il suo sguardo con un sorriso. Poi si mosse, indossando un mantello grigio ed avviandosi verso la porta.
“Che i Valar ti proteggano, Amandil, figlio di Númendil, del sangue di Elros, padre adorato.”
“Possa la tua strada condurti lontano” rispose il vecchio e superò l'uscio, ma subito dopo si volse ed aggiunse “e mi raccomando, chiama solo i più fidati”, detto questo sparì nella notte.

Elendil chiamò i suoi figli dicendo “Anarion, và ad Armenelos, chiama a raccolta i Fedeli della zona, dirigiti poi al Porto di Rómenna, non tardare, all'alba si salpa. Isildur, a te spetta portare il virgulto. Io andrò a chiamare Thoron e gli altri che vivono ad Andúnië.”
Detto questo si incamminò dirigendosi verso la casa dell'amico. Quando arrivò non fece neanche in tempo a bussare che la porta si aprì, all'interno il fuoco di una lanterna illuminava la stanza principale e parte del volto di Thoron.
“Ti aspettavo, entra” disse il padrone di casa.
“Come sapevi che sarebbe stato oggi?” chiese l'ospite.
“L'ho sentito nell'aria, l'ho percepito nel cuore. Ma ora entra, metto la tisana sul fuoco?”
“Grazie, ma abbiamo poco tempo, dobbiamo prepararci tutti ed affrettarci.”
“Gli altri sono già pronti. Ho dato ordine di prepararsi lasciando il superfluo, non ci vorrà molto per radunarli tutti. Comunque hai ragione, è bene affrettarsi, niente tisana è meglio una birra” e così dicendo porse un boccale di coccio pieno di birra fino all'orlo.
L'ospite prese il boccale, il padrone di casa lo vide soffermarsi sul fine decoro, un albero dalle mille fronde, i cui boccioli brillavano come l'argento, ed il suo sguardo incupirsi.
“Dimmi, Amandil è già partito?” chiese.
“Si, poco fa” rispose l'ospite, poi aggiunse “Sono in pena, Thoron, è un compito arduo, i Valar non saranno clementi una seconda volta. Spero solamente che valuti bene la situazione e lasci perdere tutto se troppo rischioso.”
“Haha, è una vana speranza amico mio, lo sai come è fatto tuo padre, porterà a compimento la sua missione o non tornerà affatto.”
“Si, lo so bene, ma mi dà conforto pensarci.” Quindi si alzò, non vi erano più ombre nel suo sguardo ora, appariva fiero e deciso. “E' ora di muoverci”
Con un ultimo lungo sorso Thoron finì la prelibata bevanda e si alzò “Andiamo”.

I due camminarono fianco a fianco, erano abbastanza simili tra loro, pressappoco della stessa altezza, leggermente sopra la media, fisico possente dovuto agli anni di addestramento alle arti di guerra, lo sguardo fiero, ma Thoron aveva i capelli grigio argento, gli occhi verdi e lineamenti dolci ma decisi, l'amico capelli corvini, occhi neri e lineamenti più severi. Per anni avevano condiviso le loro avventure, il legame tra loro era molto forte. Bussarono alle porte dei compagni che dovevano radunare, i quali si fecero trovare già preparati, come aveva detto Thoron. In breve radunarono tutti e si avviarono verso il porto. Con loro erano anche anziani, donne e bambini e la marcia procedette lentamente ma in assoluto silenzio.

Quando giunsero ai porti le navi erano già pronte, molta gente era già sistemata, Anarion ed Isildur stavano organizzando tutto per la partenza.
Venne portato un grosso vaso coperto da un mantello, la gente cominciò a borbottare chiedendosi cosa fosse. Allora Elendil salì su un rialzo e, levando il manto, disse:
“Mirate gente! Questo è un vigulto di Nimloth il Bello, l'Albero Bianco fatto bruciare da Re Ar-Pharazôn in preda alla follia dei consigli di Sauron. Mio figlio Isildur lo salvò, rischiando la vita. Questo è un segno di speranza, il dono che si tramanda dai Valar e dagli Elfi ed ora sopravvive al male continuando con gli Uomini. Noi lo porteremo nella Terra di Mezzo ove lo pianteremo! Alle navi, l'ora è giunta!”
Detto questo saltò giù avviandosi verso Thoron, passando tra la gente piena di stupore e rinfrancata dalla notizia che l'Albero continuava a vivere.
“Thoron, desidero che tu comandi una delle navi.” disse Elendil.
“D'accordo” disse l'amico.

Fu così che i Fedeli abbandonarono l'isola di Numenor quando la grande flotta del Re muoveva guerra ai Valar. Nulla più si seppe di Amandil, che invano dunque aveva tentato di salvare il popolo degli Uomini agli occhi dei Valar. La Caduta di Númenor segnò la morte del mondo dei Grandi Uomini così come lo si conosceva allora, ma il gesto dei Fedeli e la loro fuga verso la Terra di Mezzo venne risparmiata dalla furia dei Valar che permisero loro di giungervi sani e salvi, seppur non senza difficoltà.

Seconda pergamena - Le origini "la prima alba"

Nella Terra di Mezzo furono accolti da Gil-Galad e gli elfi che vivevano con lui. Instaurarono un buon rapporto, ma non passò molto tempo che i Numenoreani partirono verso est per fondare i propri regni. La marcia avvenne a scaglioni, gli ultimi due gruppi erano quelli di Isildur, che portava con se il virgulto di Nimloth, e quello di Thoron, a cui era affidata la retroguardia.
Dopo pochi giorni di viaggio accadde l'inaspettato: una foltissima schiera di orribili creature, probabilmente orchi, attaccò il gruppo di Isildur alle spalle. Thoron assistette alla scena da lontano, dicendo ai suoi
“Non possiamo permettere che l'Albero venga distrutto, dobbiamo attirarli su di noi”.
Così dicendo il piccolo gruppo di Thoron si lanciò alla carica addosso all'esercito nemico, con tutta la foga che avevano in corpo. Gli orchi in un primo momento colti di sorpresa dovettero difendersi, lasciando perdere Isildur che riuscì a fuggire con i suoi. L'intento di Thoron era riuscito, ma ora la situazione era disperata: i nemici erano nettamente superiori di numero e presto li circondarono. L'aria si faceva densa, le nubi coprivano il cielo, la notte calò fitta su di loro. I numenoreani si chiusero a guscio e riuscirono a respingere i primi assalti, ma il numero gli era nettamente sfavorevole e ben presto la stanchezza li assalì; la speranza li stava abbandonando, non c'era via di fuga e la fine ormai era vicina.
Fu allora che Thoron chiuse gli occhi e pregò dentro di sè Anor, il Sole, di soccorrerli con la propria forza. Alzò poi gli occhi al cielo ed in quell'istante un raggio squarciò le nubi, forte e possente, illuminandogli il volto. Egli protese la spada verso il cielo gridando “Anor!”, la sua lama brillò e parve che una fiamma l'avvolgesse. A quella visione i nemici indietreggiarono, spaventati dalla figura maestosa che torreggiava di fronte a loro. Il Sole si liberò del tutto illuminando ogni angolo, sconfiggendo le tenebre. Thoron ed i suoi fedeli compagni si gettarono sul nemico con una furia devastante. Molti morirono sotto i loro colpi, tanti altri fuggirono a gambe levate ed infine giunse l'esercito di Elendil chiamato da Isildur, mettendo in rotta il nemico.
Fu una grande vittoria, tutti festeggiavano ed inneggiavano al proprio capitano, ma egli era assorto: inginocchiandosi guardò verso il cielo Anor splendere luminoso
“D'ora in avanti custodirò la Tua Fiamma, possa essere la mia guida!” Un raggio lo illuminò quasi a voler suggellare il patto.
Si levò poi da terra e si girò verso i compagni che lo osservavano, sollevò la spada e gridò
“Che la Fiamma di Anor Divampi!”
“Per Anor!” risposero con un solo grido i suoi compagni.

Thoron

Fu così che venne fondato l'Ordine dei Custodi della Fiamma di Anor.
Era l'anno 3320 della Seconda Era e da allora moltissimi altri anni sono passati ed altrettante sono le imprese che i Custodi hanno compiuto nella Terra di Mezzo. Le loro fila hanno abbracciato anche gli altri Popoli Liberi della Terra di Mezzo, non più solo Uomini ma anche gli Elfi si unirono ben presto all'Ordine; più tardi giunsero i primi Nani, sulle prime riluttanti, alcuni di loro senza entrare in contatto con gli Elfi ma impegnandosi nelle proprie terre; giunse persino qualche Hobbit, molto di rado beninteso e perlopiù della famiglia Tuc.
Non c'è stato evento al quale i Custodi non abbiano preso parte, spesso lavorando in segreto, poche volte ringraziati ed ancor meno premiati, ora ricordati solo da pochi Maestri di Sapere o da qualche bardo che ancora canta le loro gesta, magari non sapendo nemmeno chi fossero.


La società dei Custodi cresceva forte e florida, ma la marea era destinata a mutare anche per loro.
Correva l'anno 2800 della Terza Era quando Valatur era il XXXV Gran Maestro dei Custodi. Era quello un periodo duro per la Terra di Mezzo: la grande Guerra tra Nani e Orchi si era appena conclusa con la Battaglia di Nanduhirion e, sebbene l’esito finale fu a favore del popolo di Aulë, innumerevoli furono le perdite, anche tra le fila dei Custodi, i cui Nani vi avevano preso parte in massa. Era anche quello il periodo in cui gli Orchi cominciarono ad invadere Rohan ed i Custodi si trovarono a combattere anche su quel fronte.
Un giorno Valatur condusse una lunga battuta di caccia agli orchi portando con sè gran parte dei suoi fedeli guerrieri. Quando tornò a casa l'orrore era sceso su di loro: il villaggio era stato attaccato da un folto gruppo di uomini malvagi e orchi che non diede scampo ai Custodi rimasti. Le case erano in fiamme, pochi i superstiti, Valatur si fiondò dentro casa sua e lì trovò la sua bella e giovane moglie Silmarien morta sgozzata; il figlio Aradan di appena 3 anni era stato portato via.
L'Ordine dei Custodi fu sconvolto dal duro colpo, Valatur si mise immediatamente sulle tracce degli aggressori, nel disperato tentativo di ritrovare il figlio e vendicare la moglie. Invane furono le lunghe ricerche compiute dal Maestro e dai suoi fedelissimi, finchè un giorno, ormai assalito dalla disperazione, Valatur non prestò la dovuta attenzione e cadde in una imboscata. Perì così il Gran Maestro dei Custodi e l'Ordine si sciolse, dopo i gravissimi colpi subiti. I suoi fedelissimi però continuarono anche negli anni a venire a guidare parti dell'Ordine, seppur separate e ormai non più forti come un tempo.


“Ma cos’è tutta questa confusione?” sbottò Xiv osservando un gran numero di pergamene gettate a terra alla rinfusa, macchiate, stracciate e piene di correzioni, “quando lo saprà Thorombar…”
“Ma chiudi un po’ la bocca invece di parlare a vanvera! Sono stati proprio Thorombar e Veon a dirmi di farlo” rispose Decus accigliato. Poi, vedendo che l’altro nano non era per niente soddisfatto della risposta, continuò: “Qualche tempo fa Veon si accorse che c’erano delle discrepanze tra alcune pergamene, degli errori e fatti che non combaciavano. Consultò Thorombar e si accorsero che Poffo, il precedente Archivista, aveva fatto un sacco di errori. E, detto tra noi, non me ne stupisco vista la sua passione per la birra di malto, un ubriacone era, non uno studioso, ecco! Venne addirittura fuori che aveva sbagliato delle traduzioni, pensa che aveva scritto che l’Ordine era rimasto sciolto per 25 anni, quando invece sono più di 200” disse scoppiando in una fragorosa risata. Poi, vedendo che Xiv non rideva affatto, tornò serio e sventolando il dito disse “c’è poco da ridere”, neanche fosse stato lui a farlo.
“Quindi tu..” iniziò Xiv, ma venne presto interrotto da Decus che evidentemente si sentì in dovere di continuare il discorso “IO” cominciò impettendosi “fui scelto per risistemare quel disastro e occuparmi d’ora in avanti della corretta traduzione e archiviazione delle pergamene”.
“E questa è la prossima, leggi, susu leggi”


Vana. Questo era il nome della balia di Aradan, il figlio di Valatur. Ella era una giovane fanciulla, carina, esile e minuta e nessuno avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe compiuto un gesto sì importante da farvi dipendere molti eventi successivi. E mai nome fu meno azzeccato.
Il giorno dell’attacco al villaggio si trovava nella casa di Silmarien, insieme a lei ed al piccolo figlio di 3 anni. I nemici arrivarono all’improvviso, gli allarmi suonarono che questi erano per lo più già dentro al villaggio e non lasciavano via di scampo. Inutili furono le resistenze degli uomini rimasti, che vennero uccisi in breve tempo. Silmarien sfoderò una corta spada e si mise all’entrata della tenda per proteggere il figlio. Un orco entrò nella tenda e la uccise all’istante, tagliandole la gola. Vana si precipitò verso la sua dama e amica ma l’orco la colpì duramente e questa cadde al suolo senza più muoversi. L’orco si diresse verso la culla e si chinò per prendere il bambino, ma non riuscì mai a compiere il suo gesto: una lama spuntò improvvisamente dalla sua gola. Vana aveva fatto finta di essere morta finchè l’orco non si era girato e quindi, una volta raccolta l’arma di Silmarien, l’aveva impugnata a due mani e conficcata con tutte le sue forze nella nuca del nemico. Prese quindi il bambino e fuggì.
Forse la fortuna le venne incontro, o forse fu il destino a farla scappare nei boschi circostanti senza essere vista.
Continuò a vivere nascosta, vagando da foresta in foresta, crescendo il bambino. La paura di essere trovata era tanta e sentiva il nemico sulle sue tracce, ma non desistette. E così fu negli anni a venire: un piccolo gruppetto di persone visse con lei, spostandosi continuamente tra i villaggi e i boschi, custodendo la stirpe di Thoron in segreto da tutti.


L’anno 2982 volgeva al termine quando Valandur, IXL erede di Thoron, e la moglie Elenya scoprirono di aspettare un bambino. Elenya era una donna fiera e forte, bella nel carattere così come nell’aspetto e decise che era giunto il momento di riappropriarsi dei diritti che spettavano alla dinastia di Thoron, non voleva che suo figlio fosse costretto a vivere nei boschi tutta la vita, doveva riprendere il posto che gli spettava.
Si diressero quindi, lei e suo marito, a Minas Tirith per avere udienza dal Sovintendente, ma Denethor non seppe ascoltare e furono costretti a lasciare il palazzo. Fu lì fuori che ella vide l’Albero Bianco morente e la sua sofferenza divenne parte di lei, si accasciò al suolo in preda al dolore, ma poco dopo partorì suo figlio. In quel cortile il marito l’abbracciò e le porse il suo bambino, sotto una pioggia torrenziale e nuvole nere dalle quali un flebile raggio di sole fece capolino, ancora timido ma deciso a riprendere possesso del cielo.
Era il 1 Maggio 2983, lo chiamarono Valandil, XL erede di Thoron e V di Valatur. Lo crebbero tra i boschi così come i suoi padri, iniziandolo all’uso della spada e dell’arco e alla vita selvaggia.
Proprio in quel periodo però il nemico cominciò a farsi sempre più vicino, finchè, quando Valandil aveva 10 anni, attaccò il villaggio massacrando tutti. La storia si ripeteva e simile fu l’esito: un grande orco di nome Gozor trafisse Valandur e squarciò la gola di Elenya, Valandil vide i suoi genitori cadere sotto le risa del nemico che ora si dirigeva verso di lui, con la chiara intenzione di ucciderlo dipinta sul volto. Nel momento in cui Gozor stava per menare il suo fendente, Valandil si tuffò tra le sue gambe, risollevandosi dietro di lui e saltando per evitare il nuovo colpo rotante del nemico; si aggrappò alla sua testa, questi cominciò a dimenarsi e sbattere contro le pareti e menò un nuovo goffo colpo a causa della strana posizione che però andò a segno colpendo duramente la schiena di Valandil. Ma il ragazzo sopportò il dolore e con le ultime forze rimaste prese una corta lama appesa alla parete e sgozzò l’orco. Questi si chinò sputando sangue e allora Valandil recuperò la spada del padre ai suoi piedi e colpì dall’alto: la testa dell’orco si staccò di netto. Il ragazzo uscì e vide uno spettacolo atroce: i nemici erano ovunque, non c’era alcun superstite. Riuscì a rifugiarsi nel bosco circostante, trovando un riparo tra le rocce che gli permisero di non essere scoperto e lì, a causa della grave ferita subita, svenne.
Di lui non si seppe più nulla.

La Rinascita

"Interessante vero?" l'anziano nano era seduto sorseggiando una bevanda calda che lasciava un profumo di campo di grano al sole estivo "non sapevi che c'erano stati dei custodi prima di noi?"
Xiv alzò gli occhi dalla pergamena che aveva appena finito di leggere, guardo Decus accigliato "ma non hai una birra invece di quella brodaglia?" leggere metteva sempre sete al nano, era un tipo di sforzo a cui non era abituato "comunque ne avevo sentito parlare, da quello che ne so, mio padre, ne faceva parte"
"Dwalin? sorprend..."
"no non Dwalin" lo interruppe "il mio padre biologico, Dekus "l'incudine nera", Gandalf mi disse che faceva parte di un gruppo di tredici nani detti i custodi, è per quello che sono un Custode"
"interessante, molto interessante" l'archivista prese appunti su una pergamena "i primi custodi nani...interessante" borbottava assorto, un colpo di tosse di Xiv lo riportò dal luogo in cui si erano persi i suoi pensieri.
"scusa, si certo, scusa, tieni" porse a Xiv un'altra pergamena "questa l'ho scritta io, beh in realtà fu Gandalf stesso a dettarla, ma leggi su su leggi"

Terza pergamena - Le origini "la seconda alba"

E' l'anno 3013 della Terza Era ed un uomo che non ricorda niente del suo passato giunge per caso, ma forse non per caso, a Granburrone, ove resta un po' di tempo e apprende molte cose dal sapere dagli elfi, entra in contatto con i Raminghi e con loro gira in lungo ed in largo per la Terra di Mezzo.
Si fa chiamare Veon, è alto, capelli argentati e occhi verdi.
Un giorno, tornato a Granburrone, incontrò lo Stregone Gandalf che si dimostrò molto interessato alla sua storia. Dopo essersi fatto raccontare più particolari possibili lo Stregone scomparì per qualche mese.
Al suo ritorno era in compagnia di un anziano nano. Molti elfi lo guardavano di traverso ma egli procedeva fiero e impettito senza curarsene. Si riunirono dunque Gandalf, Elrond, Veon ed il nano. Lo Stregone parlò, ma senza troppi convenevoli
“Veon, questi è Gundabur, figlio di Thrandur, ora abbassati per cortesia”.

Sigillo di Thoron

Veon era un po' perplesso da quella strana situazione ma aveva ormai imparato che gli Stregoni sono persone assai misteriose, dunque lo assecondò. Il nano disse un “permetti” e senza attendere risposta gli sollevò i capelli in modo da liberare la nuca, cospargendola poi con una strana sostanza. Dopo poco tempo sul collo di Veon apparvero dei segni, tre antiche rune intrecciate tra loro, simboleggianti C,F,A. Il nano si inchinò e disse “Ben ritrovato!”.
Veon non capiva ed anche gli elfi che si era radunati ad assistere alla scena erano sbalorditi, solo Gandalf sembrava ridacchiare sotto la lunga barba folta.
Presto le cose vennero spiegate, quello era il Sigillo di Thoron, il marchio che veniva inciso sui suoi discendenti, egli dunque non era altri che Valandil, figlio di Valandur, XXXVIII erede in linea diretta di Thoron, il primo Gran Maestro dei Custodi.

Non fu facile convincere Veon delle sue origini, ma ben presto molti fatti gli vennero raccontati e tutto quadrava a perfezione anche con la sua amnesia.

Passato un po' di tempo, Veon si stava abituando alle nuove scoperte, anche se ben poco sapeva del suo passato; ma quello che lo premeva di più era il futuro: notizie nefaste giungevano da ogni angolo della Terra di Mezzo, una grande ombra era all'opera. Un giorno, e precisamente il 13 Aprile dell'anno 3018, come si seppe poi, stava camminando sotto un portico di Granburrone, assorto nei suoi pensieri, quando venne raggiunto dai tre.
“E' giunta l'ora, Veon!” disse Gandalf.
Gli occhi di Gundabur cominciarono a brillare, Veon socchiuse i suoi guardando lo Stregone, cominciando ad intuire ciò che intendeva dire.
“Dalle ceneri rinascerà la Fiamma” aggiunse Elrond in tono solenne
“Ormai sono divisi, l'Ordine è spezzato” sentenziò Veon.
“Le nostre asce sono ancora affilate, non abbiamo mai smesso di lottare. Anche gli altri Maestri sono rimasti fedeli. Ci manca solo una guida che ci riunisca!”
Veon era titubante, era un grande cambiamento, iniziò a passeggiare lungo il portico assorto, poi vide un affresco raffigurante due alberi splendenti, un albero d'argento ed uno d'oro, le immagini di Telperion e Laurelin portarono la sua mente a vagare in tempi remoti, a ricordare le grandi imprese del passato. Fissò Laurelin a lungo, poi si voltò di scatto:
“E sia! Che la Fiamma di Anor Divampi!”

Il Raduno

"cosi inizio e guarda caso il vecchio stregone era presente" con un sorriso Xiv restitui la pergamena all'archivista "coincidenze?"
"Coincidenze? gli stregoni non centrano nulla con le coincidenze" il nano si alzo e si reco presso una pila di pergamene e rotoli "da qualche parte, ma dove?, si qui da qualche parte dovrei avere un elenco che Gandalf suggerì" una risata accompagno quest'ultima parola "a Veon per i primi reclutamenti, nomi, luoghi dove per caso incontrarli..."
"io mi ricordo quando l'incontrai la prima volta"
"davvero?" l'archivista si sedette immediatamente prese un calamaio una penna e un foglio di pergamena intonso "che aspetti racconta, racconta"
Xiv lo guardò incerto poi inizio il suo racconto:

Dopo il lungo viaggio dall'Ered Luin attraverso le verdi colline della contea, seguendo le indicazioni datemi dal Maestro Biosasso, sono giunto al ponte sul Brandivino dove avrei dovuto incontrare il Gran Maestro dei Custodi, Veon.
Arrivato al ponte la scena che mi si presentò davanti mi lasciò decisamente perplesso: Nani, Uomini, Elfi e mezzi uomini che si tuffavano dal ponte fra grandi risate canti e musica. Al momento pensai a che pazzi dovevano essere questi, ma che per loro fortuna vivevano all'oscuro delle cattive notizie di cui mi aveva fatto partecipe Gandalf il Grigio. La rabbia nel vedere questa gioia si trasformo quasi subito in invidia.
Pergamena del ritrovo 2.jpg
Mi recai allora un po' titubante da un nano che fumava tranquillamente appoggiato al parapetto di pietra del ponte, per chiedere se percaso conoscesse un certo umano di nome Veon e dove potevo incontrarlo, di sicuro non poteva essere fra quella gente ilare sul ponte. Con mia sorpresa Il nano mi indico con un sorriso un uomo alto in piedi sul parapetto tutto grondante d'acqua.
Mi avvicinai allora alla persona indicatami per presentarmi.
"I miei ossequi mastro Veon" lo salutai inchinandomi "Sono Xiv nano delle montagne grigie, figlio di Dekus, Scudo di Dwalin".
L'umano dopo essersi inchinato a sua volta richambio il saluto e iniziammo cosi una cordiale conversazione. Mi spiego allora dei motivi della festa che in quel momento stava arrivando al suo culmine sul ponte. Tutti i presenti erano ben consci dei pericoli che incombevano sulle terre libere, ma l'occsione di ritrovarsi tutti insieme dopo varie avventure e battaglie unita alla celebrazione della investitura al rango di custode di molti novizi giustificavano benissimo gli animi allegri. Poi guardandomi negli occhi aggiunse:
"dopo aver ricevuto questa lettera da parte di Maestro Biosasso" tirò fuori una pergamena arrotolata "in cui descrive come ti sei fatto onore nella battaglia alle porte di Gondamon, ho una notizia che ti riguarda"
In quel momento venimmo interrotti dalla voce elfica di Mithlin "Senti che puzza di capra che c'è! è ora di farti un bagno nanaccio, spero che tu sappia nuotare!" e subito due mani mi spinsero aldilà della balaustra nelle fresche acque del Brandivino. Tralascio ora di riportare le frasi che mi sono venute alle labbra in quel momento perche non vorrei scatenare una nuova guerra fra elfi e nani.
Un ora piu tardi Mastro Veon riportò l'ordine nel gruppo e ci radunò sul ponte ordinandoci di prepararci per una battaglia.
"Custodi è ora di terminare questa giornata nel modo che meglio ci rappresenta, con una lezione dolorosa alle forze oscure!!!"
Un urlo di gioia e determinazione di alzo dalle fila dei custodi
"il nostro intervento è richiesto nel barrows dove la luce non risplende più!, ma prima di muoverci ho un annuncio da farvi"
ora il silenzio regnava incontrastato su ponte
"ci saranno tre nuovi maestri a condurci in questa battaglia oggi: Mithlin per gli Elfi, Ifareth per gli Uomini e Xiv per i Nani"
Gli Hurra di congratulazzione si levarono dai custodi che inalzarono verso il cielo le loro armi
"ed ora in marcia che la Fiamma di Anor risplenda sulla nostra via" detto questo salto giu dal parapetto e si mise alla testa della compagnia avviatasi verso la battaglia.
L'ora sucessiva ci vide avanzare spalla contro spalla verso il centro del barrow, aprendoci la via con furiosi scontri e lasciando dietro di noi mucchi d'ossa di nemici spezzati. Arrivati alle porte delle gallerie soterranee conosciute come il Great Barrows la nostra compagine era ormai allo stremo delle forze e decidemmo di accamparci per recuperare le forze.
Fu allora che ebbi modo di sperimentare per la prima volta in vita mia la curiosità degli Hobbit. infatti, mentre discutevo con Ifareth della responsabilità data dalla nostra recente promozione, vidi quattro hobbit un po' troppo spavaldi entrare nella galleria che conduceva alle oscure profondità. Preoccupati per la loro sorte io e Ifareth li seguimmo per dissuaderli dall'andare avanti, ma appena entrati fummo attaccati da immensi ragni e li iniziò una nuova avventura...
Pergamena del ritrovo.jpg
"bel racconto" l'archivista appoggiò la penna e guardò Xiv "cosi almeno una volta nella vità hai fatto un bagno!"
"quell'elfa me ne fece fare fin troppi" rispose Xiv mentre ripensava alle avventure vissute "mi manca quell'elfa, incredibile vero?"
"mah?"
"è caduta sotto i colpi di un troll in una battaglia appena oltre l'ultimo ponte" lo sguardo del nano si acciglio, prese la caraffa e la sollevo "a Mithlin!!!!"

Le liste di Gandalf

L'archivista lascio un po' il compagno ai suoi pensieri, aggirandosi silenzioso fra gli scafali. quando torno aveva con se delle pergamene che mise sul tavolo di fronte a Xiv, che era giunto alla terza birra.
"guarda, trovate" cercò di attirare l'attenzione del giovane nano "questa è la prima" gli porse una piccola pergamena scritta con calligrafia pulita e precisa "guarda la scrittura, è la sua, scritta di suo pugno"

Veon Valandil ti saluto, Certo che avresti seguito il richiamo del sangue e che avresti ridato vita ai difensori delle genti liberi, conosciuti come "i custodi", mi sono permesso di farti un elenco di valorosi con cui iniziare il tuo cammino. Credo che li troverai validi e saprai convincerli ad unirsi alla tua causa. Come ti ho accennato nel mondo forse c'è ancora qualche retaggio dei vecchi custodi, gilde di avventurieri per lo più, ma forse anche fra loro scorre la linfa della giustizia e aspettano solo che Anor torni a scaldarli, ma mi sto perdendo via, mentre le mie ricerche mi terranno lontano prova a valutare questi nomi per i tuoi generali.

Maestro degli Uomini: Gewen (brea) chiedi di lui alla porta occidentale.
Maestro degli Elfi:
Maestro dei Nani: Gundabur (Gondamon o li vicino segui il rumore della battaglia) Non farti ingannare dai segni del tempo è abile guerriero ed è gia un "custode".
Maestro degli Hobbit: Furiadoc (contea) è uno scassinatore provetto (può sempre venire utile uno scassinatore) in alternativa se non lo trovi, è piuttosto sfuggente, c'è un avventore nella taverna vicino al fiume, Tobaldo è il suo nome, altre mani molto veloci.
Maestro delle arti e dei mestieri: Biosasso (nelle sale di Thorin's) se vuoi un esercito lo devi anche equipaggiare, lui è un abile commerciante oltre che discreto cantastorie, ti saprà indicare i migliori fabbri, armaglioli, sarti dei vari regni.

Post scriptum - ho usato il termine maestro, era quello che Thoron usava per i suoi generali e come avrai notato non ti ho indicato nessun nome fra gli elfi, è una situazione spinosa. Difficile vincere la loro diffidenza, dovrai conquistarteli da solo, dovrai scegliere l'elfo giusto da avere al tuo fianco che possa portarti molte freccie nella tua faretra, so che hai degli amici a Gran Burrone, forse fra loro dovrebbe ricadere la tua scelta.
Ora le mie cose mi reclamano e debbo salutarti, cercherò di inviarti un elenco più completo, ma non voglio certo influenzare le tue decisioni.
Dimenticavo, la memoria sai, segnati questi nomi: Erondir di Gondor - figlio di Erendur, Boblim l'immortale, Xiv scudo di Dwalin, Khamea canto della natura, Ifareth il capitano, Thorombar il saggio, Wondor il campione, Caradril passo fermo, Pengrandir l'ombra.
sempre al tuo servizio Gandalf

I custodi di Veon Valandil

"i primi custodi, i primi maestri" l'archivista riprese la pergamena "il vecchio sembra avervi scelto"
"non credo che ci abbia scelto" Xiv con il volto pensieroso pensava a quella lettera del grigio stregone, mentre la leggeva non leggeva nomi, ma rivedeva volti, rivivema istanti. Alcuni erano ancora al suo fianco, altri caduti o semplicemente andati, altrove. "non ci ha scelto, ci ha indicato la strada, ha provveduto a far si che si incrociassero le nostre strade" Xiv guardo Decus "ma forse hai ragione, ci ha scelto e ci sta usando"
"per una giusta causa"
"per l'unica causa"
L'archivista continuava a prendere appunti e visionare pergamene. Sembrava memorizzare tutte le parole che venivano pronunciate o che fosserò state impresse sulla carta nel tempo. Il suo lavoro minuzioso era fatto di movimenti aggraziati e sicuri, di continui mormorii come se le parole fluttuassero da lui e in lui. Sembrava che il tempo non esistesse in quelle sale, solo lo spegnimento di una candela indicava che molte ore erano ormai passate. Quello e il brontolare dello stomaco di Xiv.
"ma tu non hai fame?"
"certo certo"
"la tua assistente elfa sa cucinare? o almeno arrivare alla taverna e prendere un cinghiale?"
"certo certo"
"e puoi dirgli di farlo?"
"certo certo"
"certo" sbuffo Xiv
L'archivista si alzo, porse una pergamena a Xiv
"provvedo al nostro ristoro" si diresse verso la porta "intanto tu leggi quella lettera, è di Veon. Indirizzata a Gandalf, interessante, molto interessante" la frase fini con il rumore della porta che si chiudeva dietro a Decus. Xiv inizio cosi a leggere la lettera nel silenzio della stanza vuota:

Salute venerabile Gandalf,
Ti scrivo queste righe per comunicarti che i custodi sono finalmente risorti!, una nuova alba è giunta e Anor in cielo porterà la luce dove l’ombra dimora. Ti ringrazio per la fiducia e l’aiuto dato, le tue liste mi hanno aiutato nella ricerca di validi elementi , che con entusiasmo mi hanno seguito. Mi spiace comunicarti che alcuni dei valorosi da te indicati purtroppo sono già caduti, l’ombra è più vicina di quanto pensavamo. Gewen non ha visto forgiare il sigillo, un imboscata di goblin nei pressi di Minas Ariol ha stroncato il suo entusiasmo. Erondir di Gondor invece è caduto nella battaglia delle Barrows, dove sono scesi in campo al completo per la prima volta i Custodi a ranghi completi.
Ora siamo in molti, molti più di quelli che immaginavamo le sere a Gran Burrone. E molti si sono arruolati di recente, di seguito ti scrivo l’elenco dei Custodi, troverai dei nomi a te noti, ma anche molti giovani che sono pronti a dare tutto per salvare le proprie terre. Le genti libere hanno ora i loro difensori.
Ho utilizzato i nomi storici per distinguere i ranghi dei Custodi, anche se farmi chiamare Gran Maestro mi suona spesso strano, soprattutto da nani con il triplo dei miei anni e della mia esperienza, ma ora lascia che ti presenti i miei maestri:

Per gli uomini
Ifareth, Caradril, Khamea, Pengrandir, Wondor
Per gli elfi (avevi ragione, molti hanno accettato di unirsi a noi, ma restando nell’ombra, solo un amica si è esposta con un ruolo di responsabilità)
Mithlin
Per i Nani
Gundabur , Biosasso, Boblim, Xiv, Thorombar
Per gli hobbit della contea
Furiadoc , Tobaldo

Mentre questi sono I custodi , hanno gia dimostrato il loro valore e ricevuto il sigillo.

Adanorn, Ago, Agolin, Aladriana, Alrik, Alynarth, Anadur , Ardamire, Arengar, Ariel, Auremon, Beldoc , Beoric, Blesser, Brancaleone, Celebron, Crystalydan, Dantes, Darkill, Egalen, Elceleb, Elthannah, Erondir, Estele, Ethel, Faerin, Fastamanne, Galantir, Ghildemor, Hanadir, Harus, Ironcrow, Legondrim, Kalyla, Karlhad, Liliana, Lylith, Lithienn, Mimir, Morwel, Nameeth, Oldbirba, Olivic, Orothalion, Palladion, Poldo, Rien, Sharwyn, Sigrilde, Tamme, Teg , Thelian, Thordeck, Throrborin, Triskel, Velveth, Viregord, Vladras

Ed in fine i Novizi, come vedi sotto la cenere una brace arde carica di energia e pronta a ravvivare il fuoco per allontanare il buio

Aegadan, Aegalad, Aeganthir, Aeldaras, Agaar , Agharti, Agor, Akasha, Aldrich, Alysea, Andemor, Arandir , Aregos, Arahed, Arpax, Aregos, Astryth, Auriel, Azghalor, Bairanax, Barba, Bigbos, Bleccolo, Boranga, Bowen, Brancanthir, Brerin, Bronn, Bruciacuore, Camthalion, Ceinwjn, Cobredir, Compa, Coraso, Cururas, Cwena, Cynfled, Dago, Dakkar, Dalantir, Darleen, Denhethor, Dhalin, Dhurasen, Dhuron, Dracarys, Drefel, Duel, Duinthir, Eidolon, Elandar, Elewelyn, Eln, Eodorath, Erandor, Erenor, Ethelmark, Eurwen, Euterpe, Evelyyn, Ezahn, Fabryon, Faramdir, Feanir, Fenix, Flazzer, Folken, Forenstaldo, Forgil, Fortimbald, Foscochubb, Galaad, Galabor, Galadas, Galadirwen, Galmor, Garda, Garlac, Ghiblin, Ghormyr, Gigla, Gipdir, Gilthrandir, Gordian, Grifo, Grimsthan, Guglielmin, Gurgo, Gurrich, Gwywen, Hartwel, Hatreiu, Heledriel, Icevje, Ido, Ifandir, Indil, Irel, Isenard, Jaradur, July, Kalyope, Kamal, Khuzandrepa, Kodia, Krormur, Laehmoth, Legionthir, Lillo, Lionel, Loreiel, Lovercraft, Marsalas, Meky, Melkiorz, Memli, Moreau, Morgana, Nalrim, Nameeth, Niariel, Nio, Nisy, Nuntius, Nydemas, Ordthorgar, Pippy, Relevart, Reta, Rhae, Ringil, Saerandir, Samvide, Sberla, Scald, Shylean, Silado, Silentiel, Sintica, Sylas, Squesomoth, Taemyr, Tarandir, Teobaldo, Teodar, Terna, Theoder, Theodgar, Theodreth, Thoraliin, Thordeck, Thorogrin, Thunderbrew, Thuroin, Tordek, Trevo, Tristano, Tullo, Valad, Valardir, Valric, Veldrin, Verdemastro, Voraemon, Wasabi, Wildorh, Willbur, Xardras, Xardus, Xdagox, Xeynaar, Xilion, Yorgaladh

Questi seppur validi ancora non hanno affrontato una vera battaglia, ma la mia fiducia in loro è forte come le radici di una quercia, spero che quando giungerà la tua chiamata i custodi siano ancora più numerosi e pronti per scendere al tuo fianco per cancellare il male che incombe. Attendo quindi tue notizie, mentre come da accordi difenderemo le terre libere dai pericoli, pronti ad accorrere ad est dove dici si addensano le ombre. Non per mettere in dubbio le tue verità, ma le notizie che mi arrivano parlano di un pericolo ben più imminente da nord, da Angmar. Testlebridge ha gia subito un duro attacco, le comunicazioni con il Kingfell , Orthikar e Estendil sono praticamente interrotte, un esercito di Orchi si ammassa a nord di Brea. Presto il corno dei custodi chiamera e daremo battaglia a nord!

In fede al tuo servizio
Veon Valandil

Xiv leggeva la lettera e incomincio a sentire un enorme stanchezza addosso, era troppo tempo che combattevano, gli sembrava che fossero passati tre anni di battaglie, ma erano solo tre mesi

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